La breve signoria di Gian Galeazzo Manfredi, signore di Faenza, si contraddistinse, oltre che per le azioni di consolidamento dell’egemonia familiare sulle terre di Romagna, per la sua intensa e vigorosa attività legislativa passata alla storia come uno dei più importanti lasciti dell’età manfrediana. Nel 1410 il «giovinetto con tanta drittura, ch’ogni cosa misura e di far grazie mai non si compunse», così ricordato dal Sacchetti, affidò a Bernardo da Casale, della parrocchia di San Salvatore e suo visconte in Val di Lamone, e ai giurisperiti faentini Ostasio da Cavina della parrocchia di Santo Stefano, ser Cortese di ser Giovanni della parrocchia di Santa Maria in Broylo e Nicolò Bandini della parrocchia di San Bartolomeo, la redazione degli Statuta Faventiae, ratificati il giorno di San Silvestro del 1414 dallo stesso Gian Galeazzo. Il Signore di Faenza non si limitò però alla sola convalida delle norme redatte negli Statuta, ma fece molto di più. Per dare maggiore rilievo giuridico al suo potere signorile, si occupò del territorio in riva al Lamone sollecitando Bernardo Casale alla compilazione degli Statuti delle Terre Brisichellae et comitatus Vallis Hamonis la cui promulgazione si colloca tra il 3 ottobre 1410 e il 31 dicembre 1413.
La pubblicazione degli Statuti di Brisighella e della valle d’Amone rientra tra le attività condotte da oltre vent’anni dal Comitato Italiano per gli Studi e le Edizioni delle Fonti Normative (CISEFN) con sede presso la Biblioteca del Senato.
Beatrice Borghi è professore associato di Storia medievale e di Didattica della Storia presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna. Si occupa di storia del pellegrinaggio nel Medioevo e dei relativi santuari nell’area euro mediterranea a partire dai modelli gerosolimitani. Nel campo della didattica si interessa di metodi, strategie e strumenti per l’insegnamento della storia e dell’educazione al patrimonio.
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