La transumanza è oggi pratica residuale. Spesso
sostituita da forme stanziali di allevamento integrate all’agricoltura
e/o da «moderne» pratiche di trasporto del bestiame su gomma, resiste
nelle forme tradizionali solo in casi isolati. I segni della pastorizia
itinerante permangono nelle architetture rurali (ricoveri pastorali,
fontanili, edicole votive, santuari, ponti), nella toponomastica e nel
lessico comune, nei riti popolari e religiosi, nelle tradizioni
letterarie e musicali e nelle memorie degli ultimi pastori transumanti.
Il presente contributo intende soffermare l’attenzione sul patrimonio
culturale legato alla pratica pastorale in alcuni territori attualmente
interessati dal progetto di ricerca Rete dei tratturi regionali della
Transumanza, avviato dalla Società Geografica Italiana nel dicembre 2021
e finanziato dalla Regione Lazio, che si pone l’obiettivo di
ricostruire la rete tratturale laziale. Attraverso l’analisi critica
della letteratura nazionale ed internazionale sull’argomento, il
contributo intende riflettere sulle potenzialità offerte dal patrimonio
culturale della transumanza in termini di sviluppo, soprattutto in
contesti considerati marginali quali le aree interne del nostro Paese.
Tale riflessione appare ancor più rilevante alla luce del recente
riconoscimento UNESCO della transumanza come patrimonio immateriale
dell’umanità (2019).
Parole chiave: transumanza, patrimonio culturale, identità territoriale, sviluppo locale, aree interne.
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