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PASCOLI E L’ANTICO

Brizzi Giovanni
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ISSN:
1120-8856
Rivista:
Rivista Pascoliana
Anno:
2013
Numero:
24-25
Fascicolo:
Rivista Pascoliana N. 24-25/2012-2013

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Solo alla trattazione della storia antica in Pascoli, non della filologia né delle letterature ‘classiche’, impossibili da svolgere per chi scrive, è rivolto questo saggio. Conoscitore profondissimo della letteratura greca, probabilmente della storia non meno che della poesia, della realtà ellenica il poeta sembra avere amato soprattutto personaggi illustri come Alessandro, Achille, Odisseo, colti nella dimensione individuale ed intima, ‘decadente’, della loro personalità, ben diversi dagli archetipi che emergono da Omero e da Dante non meno che dagli studi di antropologi come Dumézil o Vernant. Quanto al mondo romano, Pascoli, elegante fino all’estenuato cesello nel Liber de poetis, si avvicina, come nelle Res Romanae o nei poemetti latini, anche ad una ‘grande storia’; che però è, per lui, aquilas et arma…bella cruoremque, grandezza e sopraffazione. In un’età che vide due premi Nobel assegnati ad opere consacrate a Roma antica, la Römische Geschichte (1902) di Theodor Mommsen e il Quo vadis? (1905) di Hendryik Sienkiewicz, il socialista Pascoli sembra più vicino al secondo di questi autori (li conosceva?) quando cerca nel Cristianesimo il riscatto per un mondo di violenza, crudeltà, follia: i tria…ligna che, nel poemetto Gladiatores, nudae…rupis in ipso vertice…rigent rimandano simbolicamente al simbolo del Golgota e a quell’impero «sorto per divino disegno» (Valgimigli) che ha unificato il mondo nel nome dello Spirito. Parole chiave: Pascoli, storia greca, storia romana, antichità, Cristianesimo.

This essay is focused exclusively on ancient history, according Pascoli’s view; neither philol­ogy nor classical literature could be considered in this study. As a remarkable scholar of greek literature, probably of its history not less than of its poetry, the poet seems to have been a lover, most of all, of the eminent characters of the greek world, such as Alexander, Achilles, Odisseus. They were considered in the individual, intimate and “decadent” dimension of their personality, a very different perspective from the archetypal characters which emerge from Homer or Dante, or even form the anthropological studies of Dumézil or Vernant. Concerning the Roman World, Pascoli, elegant up to the extreme work of chisel in his Liber de poetis, approach, as in the Res Romanae or in his latin poems, also to the “great history”. But according his view, this is only aquilas et arma... bella cruoremque, greatness and oppression. During a period in which two Nobel Prizes were granted to studies devoted to ancient Rome, the Theodor Mommsen’s Römisches Geschichte (1902) and Hendryik Sienkiewicz’s Quo vadis? (1905), Pascoli, a socialist, seems to have been inspired by the latter (but did he actually know them?) as he tries to find out a redemption for that world of violence, cruelty and madness within Christianism. The tria... ligna which, in the poem Gladiatores, nudae... rupis in ipso vertice... rigent refer symbolically to the Golgotha and to the empire «sorto per divino disegno» (Valgimigli) which unified the entire world in the name of the Spirit. Keywords: Pascoli, greek history, roman history, antiquity, Christianism.