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Vercors, Il silenzio del mare. Una vicenda editoriale italiana

Di Donato Stefano
Articolo Immagine
ISSN:
2240-3604
Rivista:
TECA
Anno:
2015
Numero:
8
Fascicolo:
TECA N.8/2015

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Il racconto di Vercors, pubblicato clandestinamente in una Parigi occupata, nel 1942, costituisce un caso editoriale di rilevanza mondiale. Tradotto in decine di lingue e assurto, non senza polemiche e contraddizioni, a testo-simbolo della Resistenza europea, esso fa la sua comparsa in Italia nel 1945, tradotto da una giovane Natalia Ginzburg. L’A. ricostruisce le tappe salienti di questa pubblicazione, attingendo ai manoscritti e alle corrispondenze private di quanti furono coinvolti e tentando di colmare le cruces che i documenti lasciano irrisolte. Ne emerge un complesso intreccio di rapporti umani ed editoriali, allo stesso tempo exemplum delle pubblicazioni italiane del secondo dopoguerra ed unicum, per le singolari dinamiche innescate e l’ambiguità di giudizio da parte della critica, irrisolta tra slanci di entusiasmo e sprezzante indifferenza. Il silenzio del mare, apparentemente quiescente, si dimostra ancora oggi capace di suscitare curiosità ed interrogativi, nell’urgenza di riletture che suggeriscano nuove prospettive di ricerca e diano impulso allo studio.

Vercors’s novel, which was published in 1942 in Paris, under the occupation, constitutes a worldwide editorial case. It was translated in dozens of languages and risen as text-symbol of the European Resistance, despite several controversies and contradictions. In Italy, the book first appeared in 1945, translated by the young Natalia Ginzburg. The A. reconstructs the main phases of that publication, with the help of the manuscripts and the private correspondence of those who were involved in that event, by trying to fill in the gaps that documents don’t solve. The result of the research is a problematic tangle of human and editorial connections, which is at the same time a model, as regards Italian publications in the second post-war period, and an isolated case, due to the consequences that came after, and the dissonant voices of the critics, which used to swing between enthusiasm and indifference. The silence of the sea, which nowadays seems quiescent, still shows the capacity to raise curiosity and questions; some re-readings are needed to suggest new research perspectives and stimulate studies.