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A seguito delle catastrofi causate dagli incidenti agli impianti chimici di Bhopal (India, 1984) e Tolosa (Francia, 2001) e a quelli nucleari di Chernobyl (Ucraina, 1986) e Fukushima (Giappone, 2011) ancora una volta torna alla ribalta la scelta dell’opzione “sotterraneo” per le tutte le attività industriali pericolose o ad alto rischio, con particolare riguardo per quelle che potrebbero diffondere radiazioni e/o sostanze chimiche letali a grande distanza. Vale dunque la pena rileggere e aggiornare le proposte, avanzate ben prima dell’incidente di Fukushima, favorevoli all’ubicazione sotterranea dei reattori nucleari, per tutti quei Paesi che hanno scelto di utilizzare tale forma di energia (Duffault, 2007 e Piraud, 2007).
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