Viene tratteggiata, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, la storia dello status dei ricercatori degli Enti pubblici di ricerca (EPR). Una storia strana, in cui ciò che appare logico e naturale non si è realizzato o si è realizzato in parte tra mille difficoltà; una storia che passa per i momenti bui del cosiddetto Parastato, quando i ricercatori EPR divennero Collaboratori Tecnico-Professionali, l’istituzione di un profilo di Ricercatore nell’ambito della X qualifica professionale del DPR 935/86, lo sviluppo di carriera su tre livelli per i ricercatori e la istituzione della parallela figura del Tecnologo, avviati dal DPR 568/87 e perfezionati dal DPR 171/91, le alterne vicende legate alla contrattualizzazione del pubblico impiego, l’evoluzione del quadro di riferimento europeo, il recepimento di tale quadro con il D.lgs 218/2016. Una storia di cui sono stati protagonisti in misura significativa gli stessi ricercatori EPR, con la costituzione prima del Comitato ricercatori del CNR e quindi dell’ANPRI. Gli indubbi miglioramenti della condizione professionale che sono stati conseguiti sono tuttavia ancora parziali e poggiano in buona parte sulle fragili basi dei regolamenti di Enti eterodiretti e su quelle di una contrattazione sindacale pervasiva e in un ambito nel quale ricercatori e tecnologi sono assoluta minoranza. Resta quindi ancora valida la richiesta di una legge che disciplini organicamente lo stato giuridico dei ricercatori e tecnologi EPR, come già avviene per ricercatori e docenti universitari.

Parole chiave: Ricercatori e tecnologi EPR, sviluppo di carriera, stato giuridico, contrattazione sindacale, disciplina legislativa, governo degli EPR.