Questo libro raccoglie il risultato di ricerche e riflessioni durate oltre trent’anni. L’Autore avverte di leggerlo solo se si è disposti a ritenere le parole l’arma più potente per impedire la violenza. Armi non indolori, ma neppure cruente, che racchiudono la storia del genere umano. Homo comparve in Africa qualche milione di anni fa per una scelta evolutiva che ha segnato il suo destino, che non era quello di autodistruggersi, ma di comunicare e creare un mondo di pace. Ha inventato le lingue che servono a conoscere se stessi e gli altri, ma le ha inventate in una varietà di soluzioni che mostra metaforicamente come non ci si debba accontentare di usarle senza conoscerne la storia e le strutture. In tale modo le lingue degli uomini diventano un raffinato strumento di dialogo e mostrano che essere diversi non significa essere nemici, ma anzi il confronto ci aiuta a ritrovare la nostra comune umanità. Nel (rin)tracciare le fasi della costruzione delle lingue più antiche, parallelamente all’evoluzione di Homo, l’Autore sostiene che non siamo dei robot parlanti, ma in noi c’è la scintilla di un pensiero creativo che la scienza non riesce a inserire totalmente in un modello matematico o in un software di computer.
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