Anche se la Sardegna non è certo tra le regioni italiane dove più si concentrano gli immigrati – nonostante l’attenzione destata dagli sbarchi delle ultime settimane – è presente a Cagliari un attivo gruppo di ricercatori che ha prodotto non poche pubblicazioni su aspetti rilevanti della presenza straniera. Ad esse si aggiunge ora questa raccolta, che riunisce ricerche giunte a compimento negli ultimi anni, così accrescendo il ventaglio dei temi toccati e la varietà degli approcci di studio messi in atto. A motivo dei suoi persistenti problemi di sviluppo nonché per la bassa densità di popolazione, la Sardegna ha pochi immigrati. Infatti, “nell’epoca contemporanea, le zone densamente popolate sono più attrattive di quelle debolmente popolate, a motivo della tendenza a concentrarsi della popolazione umana” (Alexandru Ungureanu e Ionel Muntele, geografi rumeni). Però, la bassa densità consente di discernere più facilmente processi e mutamenti. La distribuzione degli immigrati tra costa e interno, città, villaggi e campagne, produce effetti degni di studio e accresce la comprensione di fenomeni simili in contesti di maggiore complessità. La “tendenza alla concentrazione” qui richiamata si manifesta al livello microterritoriale, cosicché la maggior parte degli stranieri finisce col frequentare le città maggiori e la fascia costiera, mettendo in atto quelle strategie di mobilità che meglio consentono di trovare risorse, dal lavoro nel commercio ambulante a quello nelle serre e negli ovili, all’assistenza agli anziani, integrando attività stagionali in spazi diversi e tenendosi pronti a cogliere opportunità anche lontano dall’Isola. Il loro vai-e-vieni si allea a volte con iniziative economiche stabili, quali i negozi cinesi, pakistani e marocchini che negli ultimi anni hanno contribuito non poco a rianimare i centri storici grandi e piccoli.