Tra i poeti radunati dal codex Salmasianus Lussorio occupa una posizione di preminenza, dato che il compilatore dell’Anthologia Latina accoglie integralmente il suo liber epigrammaton, pubblicato per la prima volta al crepuscolo del regno vandalico. Di Lussorio sappiamo poco: il carattere, i gusti, gli interessi, le occupazioni abituali e le predilezioni letterarie si intuiscono decifrando gli avari cenni autobiografici disseminati dal poeta nella novantina di epigrammi giunti fino a noi. I suoi versi sono tuttavia in grado di offrirci un’immagine valida della vita e della cultura cartaginesi nel primo trentennio del VI secolo. Dopo la sezione introduttiva che affronta questioni generali e di storia della tradizione, sono qui presentati i novantadue epigrammi lussoriani: il testo latino e la prima traduzione dell’intera silloge in lingua italiana. Nel successivo commento si dà ragione delle emendazioni adottate e si chiariscono i passi meno perspicui con osservazioni su lingua, metrica e stile.